La Vedova Allegra inaugura la Stagione 2017-2018 al Teatro Filarmonico dell’Arena di Verona
Iniziata la nuova stagione 2017/ 2018 al teatro Filarmonico di Verona con La vedova allegra.
Testo di Salvatore Margarone con la collaborazione di Federico Scatamburlo (revisione e grafica)
Operetta che spopolò nei primi anni del Novecento per la sua ricchezza timbrica, la ritmica, la verve e l’invenzione melodica, sostituì di fatto il “valzer viennese” di J. Strauss, affermando Franz Lehár come erede della tradizione viennese.
Un tripudio di voci adeguate e con personalità da grande teatro di prosa hanno inaugurato la nuova stagione, proprio con questo titolo per antonomasia del genere “operetta” di F. Lehár, nella messa in scena di Gino Landi ripresa da Federico Bertolami.
Debutto per la grande Desirée Rancatore nel ruolo di Valencienne, che ha portato in scena tutta la sua maestria nel bel canto, con un brillante uso di colori, raffinatezze vocali e sfavillante interpretazione, combinazione vincente giustamente molto applaudita dal pubblico. Non è passato inosservato il primo duetto con Camille de Rossillon per la delicatezza e il gusto musicale che il soprano palermitano ha esibito con naturalezza e disinvoltura.
Giovanni Romeo ha vestito i panni del Barone Mirko Zeta: senza ombra di dubbi centrato nel ruolo, con ottima presenza scenica ha interpretato il suo Barone senza spingersi in eccessivi slanci, ma controllando i minimi particolari, realizzando così una performance pulita, senza difetti, goduta dall’inizio alla fine.
In forma smagliante la Hanna Glawari di Mihaela Marcu, che ha cantato senza segni di forzature e con vocalità raffinatissima ed elegantissima. Avvantaggiata da una avvenente e quasi statuaria forma fisica, la Marcu veste benissimo i panni della ricca vedova, in perfetto affiatamento con i partners sulla scena: il tenore palermitano Giorgio Misseri e Enrico Maria Marabelli, rispettivamente nei panni di Camille e Danilo.
Tutti eleganti, romantici al punto giusto, ed anche ironici in alcuni momenti, hanno dimostrato grandi doti che tutto il pubblico ha pienamente recepito.
Oculata e ben realizzata dunque questa produzione, che viene riportata alla ribalta dal Filarmonico di Verona dopo ben dodici anni e che risulta la migliore esecuzione di questa geniale composizione, arricchita da balletti volutamente inseriti da Landi, che hanno completato perfettamente il titolo più famoso del genere, in un tripudio di colori e vivacità: il corpo di ballo coordinato da Gaetano Petrosino, impegnato in questa occasione con acrobazie e nel celebre Can Can, ha infiammato il pubblico esploso più volte in fragorosi applausi.
Punta di diamante è stata anche la presenza di Marisa Laurito nei pannni di Njegus: il suo accento marcatamente napoletano, le battute, le improvvisazioni e i colpi di genio da grande attrice qual è, hanno reso ancor più divertente e meno languida, come spesso accade, quest’operetta. Ricorderemo a lungo il suo puntuale, divertentissimo e pungente riassunto finale nel terzo atto molto ben congeniato. Un colpo da maestro!
L’ Orchestra del Filarmonico di Verona, in splendida forma, è stata diretta dal maestro Sergio Alapont, e bravi anche gli artisti del Coro guidato dal maestro Vito Lombardi. Magnifiche le scene di Ivan Stefanutti e gli allestimenti scenici di Michele Olcese, così come i costumi di William Orlandi.
Anche il resto del cast è stato all’altezza della situazione: Francesco Paolo Vultaggio (Visconte Cascada), Stefano Consolini (Raoul de St.Brioche), Daniele Piscopo (Bogdanowitsch), Serena Muscariello (Sylviane), Andrea Cortese (Kromow), Laura Rotili (Olga), Nicola Ebau (Pritschitsch), Francesca Paola Geretto (Praškowia).
Il pubblico in delirio al termine ha decretato il giusto successo alla serata di questa prima, che consigliamo assolutamente di vedere: non perdetevi l’occasione di assistere ad un vero capolavoro.
La recensione si riferisce alla prima del 17 Dicembre 2017
©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona